Ottavio Zoppi

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Ottavio Zoppi

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato30 ottobre 1933 –
LegislaturaXXVIII
Incarichi parlamentari
Membro della Commissione delle Forze armate
Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia
Sito istituzionale
Ottavio Zoppi
NascitaNovara, 16 gennaio 1870
MorteMilano, 17 marzo 1962
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio esercito
ArmaFanteria
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
BattaglieOccupazione di Rodi
Battaglie dell'Isonzo
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazioni3 medaglie di bronzo al Valor militare
Croce al merito di guerra
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918
Medaglia interalleata della Vittoria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia
Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri
Studi militariScuola militare di Milano (1886)
Altre carichePolitico
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Ottavio Zoppi (Novara, 16 gennaio 1870Milano, 17 marzo 1962) è stato un generale e politico italiano, pluridecorato nella prima guerra mondiale e Senatore del Regno.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del Senatore del Regno Vittorio Zoppi, di antica famiglia piemontese, Ottavio Zoppi fu avviato alla carriera militare ed entrò come allievo ufficiale alla scuola militare di Milano nel 1886. Sposatosi con Ida Poggi, suo figlio Vittorio, nel secondo dopoguerra, ricoprirà le più alte cariche della carriera diplomatica.

Nel 1911-12, Ottavio Zoppi prese parte alla Guerra italo-turca[1] e si distinse nella conquista di Rodi. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu comandante di battaglione fra le Dolomiti Cadorine. Comandò il 23º Reggimento di fanteria della Brigata Como (2ª divisione) dal 19/1/1916 all'8/6/1917, diventando colonnello per merito di guerra dal 1º aprile 1916.

Rivestito delle funzioni di Maggior Generale (= Generale di brigata), il 9 giugno 1917 gli fu affidato il comando della Brigata Salerno, e partecipò alla durissima offensiva sull'Hermada, ottenendo la nomina a Maggior Generale per merito di guerra.

Nel marzo 1918 gli fu affidato il comando della costituenda 1ª Divisione d'Assalto, composta da nove reparti di arditi, in seguito inserita nel nuovo Corpo d'Armata d'Assalto assieme alla 2ª Divisione d'Assalto. La nuova divisione entrò in azione una prima volta sul Piave nella decisiva Battaglia del solstizio. Pochi mesi dopo, all'avvio della battaglia di Vittorio Veneto, Zoppi comandò l'attraversamento del Piave e l'attacco con pochi battaglioni nella Piana della Sernaglia, quando ancora il resto della sua Divisione era costretto sulla riva destra del Piave, bloccato dalla piena del fiume e dalla distruzione dei ponti[2], e fu tra gli artefici dello sfondamento delle truppe austriache.

Dal marzo al giugno 1919 Zoppi con la sua divisione d'assalto furono inviati in Tripolitania. Al loro ritorno, molti dei suoi ufficiali parteciperanno all'impresa di Fiume tra i legionari di Gabriele D'Annunzio, nonostante il suo divieto.[3].

Negli anni del primo dopoguerra, Zoppi fu al comando della Divisione Verona, del Corpo d'Armata di Bologna, generale ispettore delle truppe alpine (1926-28) e generale ispettore della Fanteria (dal 1933) ruolo in cui si fece promotore dello sviluppo della "specialità" di "Fanteria carrista"[4]. Il 23 febbraio 1928 fu promosso Generale di Corpo d'Armata e, l'11 ottobre 1933, fu nominato membro del Consiglio dell'Esercito.

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Zoppi fu nominato Senatore del Regno il 30 ottobre 1933; dal 17 aprile 1939 al 5 agosto 1943 fu membro della Commissione delle Forze armate e della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia.

Il 7 agosto 1944 fu deferito all'Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il Fascismo insieme agli altri senatori del Regno ritenuti corresponsabili del fascismo; il 5 dicembre successivo la richiesta di decadenza dalla nomina a senatore fu respinta[1]. Cessò dalla carica con l'avvento della Repubblica, e si ritirò dalla politica. Il 20 marzo 1962 la sua figura fu commemorata nel senato con le seguenti parole conclusive: " Egli rappresenta una delle figure più belle della storia della nostra Patria ed ha pertanto motivo e diritto al sentimento profondo della nostra riconoscenza."

È stato Presidente dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia e Presidente della Federazione nazionale degli arditi.

Omonimie[modifica | modifica wikitesto]

Ottavio Zoppi non deve essere confuso con il generale Gaetano Zoppi, con cui non aveva nessuna parentela e che comandò la divisione a cui apparteneva la brigata Salerno. Egli, però, ebbe un fratello Enrico (1871-1955), anche lui generale nel regio esercito, ma nell'artiglieria. Enrico ricevette due medaglie d'argento al valor militare e tre croci al merito di guerra.

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

  • Ottavio Zoppi, Due volte con gli arditi sul Piave, Zanichelli 1938.
  • Ottavio Zoppi, Il Celere, con prefazione di S.E. il generale De Bono, Zanichelli 1933 (saggio sulle truppe alpine).
  • C. Giulio Cesare. La Guerra Gallica, tradotta e commentata da Francesco Arnaldi con note militari del generale Ottavio Zoppi, Edizioni Roma, 1939.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare (3) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Vedi: Ottavio Zoppi, scheda sito istituzionale del Senato
  2. ^ Senato della Repubblica, Atti parlamentari. Resoconti stenografici, 20 marzo 1962
  3. ^ Articolo di Sergio Romano, Corriere della Sera, 4 agosto 2009
  4. ^ Dino Campini: "Ferreo Cuore, Ferrea Mole", Associazione Culturale "ITALIA Storica", Genova, 2011

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]